Ormai un “grande classico” quasi come quello normale, il caffè decaffeinato viene consumato abitualmente da un’alta percentuale della popolazione ma, come per tutte le cose, dicerie e leggende metropolitane si sprecano… Oggi ti sveliamo 3 curiosità che riguardano questa bevanda tanto apprezzata, ma spesso ingiustamente accusata.
1) Perché molte persone preferiscono il caffè decaffeinato?
Il caffè decaffeinato è il caffè perfetto per chi ne ama il gusto ma preferisce o ha la necessità di rinunciare alla caffeina.
Più che una preferenza, quella di bere il caffè di decaffeinato è una necessità, in quanto il normale caffè contiene un alcaloide, la caffeina, che ha un’azione stimolante sul sistema nervoso centrale e, in caso di soggetti sensibili o sofferenti di alcune patologie, può causare:
- Nervosismo
- Tachicardia
- Insonnia
- Innalzamento dei valori pressori
Un soggetto adulto sano può tranquillamente consumare fino a 400 mg di caffeina al giorno (4-5 tazzine di espresso) mentre in molti casi è consigliabile farne un uso minore o addirittura evitarlo del tutto. Per questo motivo, già agli inizi del ’900 si cominciarono a mettere a punto sistemi per estrarre la caffeina dai chicchi non ancora tostati, e permettere ai suoi estimatori di consumarlo comunque.
2) Come si ottiene il caffè decaffeinato?
Negli anni, di tecniche per eliminare la caffeina da questa bevanda ne sono state messe a punto molte, tentando il più possibile di mantenerne intatte le caratteristiche di aroma, gusto e qualità:
- Procedimento con solvente organico: questa metodica è una delle meno utilizzate oggi, ma la più antica, e avviene immergendo in acqua i chicchi per farli aumentare di volume e rendere più facile l’estrazione della caffeina tramite il lavaggio in un solvente organico.
- Procedimento con acqua: i chicchi vengono immessi in acqua calda che viene poi filtrata tramite dei carboni attivi in grado di bloccare la caffeina. Come metodo è il più naturale, ma a discapito delle qualità organolettiche del caffè, “lavate via” dall’acqua calda. Di solito questo processo viene utilizzato su caffè di fascia alta perché è più costoso e difficile da produrre con quantità elevate
- Procedimento con anidride carbonica: è uno dei più utilizzati attualmente, anche se più complesso, e consiste nel trattare i chicchi con del vapore, inserendoli poi in speciali cilindri dove viene immessa anidride carbonica a temperatura e pressione specifiche, in grado di estrarre selettivamente la caffeina. Grazie a questo metodo, che non implica l’utilizzo di solventi spesso additati come nocivi, si riesce inoltre a non intaccare quasi per niente le caratteristiche originali del caffè.
3) Il decaffeinato fa male?
Molti fra quelli che puntano il dito contro il caffè senza caffeina e accusano i metodi che utilizzano i solventi, dovrebbero sapere 2 cose:
- Tutti i procedimenti di estrazione della caffeina vengono eseguiti sui chicchi “freschi”, prima che vengano tostati, quindi gli eventuali residui di solvente, evaporano completamente durante la tostatura.
- Ormai il procedimento che utilizza i solventi è stato quasi del tutto abbandonato, a favore degli altri.
Detto questo, e ribadendo il fatto che il caffè decaffeinato non fa male, è bene considerare un fatto che forse non tutti sanno: quest’ultimo contiene comunque una dose (seppur minima) di caffeina, pari allo 0,1 % e quindi, se consumato in dosi molto alte, potrebbe risultare nocivo per i soggetti particolarmente sensibili, di conseguenza si consiglia di non superare le dosi del caffè tradizionale, quindi, di rimanere sulle 4 o 5 tazzine al massimo.
Portofino: quando il caffè è davvero un piacere!
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